PRIMA IL DOVERE DELLA TESTIMONIANZA; PARTIAMO DA QUI…

Bell’incipit…, viviamo un momento storico ove per timore o per paura del giudizio, tutto si tace, e si rinuncia al potere della parola. Fatevi un giro su Linkedin, sembra la fiera delle vanità, è diventato peggio di Instagram, un coacervo di carriere sfavillanti e vincenti. Ma per molte di queste, se grattate l’oro che le ammanta, troverete l’ottone. Adesso che coltivo la libertà quale forma di vita e professionale, vi descriverò il mio “ottone”. A seguire una puntuta descrizione, a tratti triviale, di modo da reggerne il ritmo per il lettore, della mio primo lavoro, spero che possa essere utile a coloro che hanno ancora il tempo di leggere e pensare. Non vi sono riferimenti a persone, o a fatti riconducibili alle stesse, che le possono rendere note, per evitare di ritrovarmi con noie legali. I documenti riprodotti sono oblerati delle parti sensibili. Ad ogni modo ciò che è interessante, è che è tutto vero.


Si perché io sono un libero professionista, ma facevo nella più classica delle accezioni italiche il finto dipendete in una piccola azienda. Peccato, ma non per me, che un bel giorno ho avuto coraggio e sono finalmente rinsavito. Ho preso coscienza della mia posizione, e non mi sono più accontentato delle briciole che passava il convento, ma ho voluto prendermi anche la pagnotta. Ma la cosa che più mi ha spinto a scegliere -finalmente-, è che non ne potevo più di essere governato come una “sguattera”, e finalmente di essere, facendo così coincidere la mia posizione formale con quello che in realtà ero. Di realtà come era la mia, in Italia, il paese dei furbi, ce ne sono a migliaia, ma tutti tacciono per la vergogna di esporsi al giudizio, o per la paura di subire un danno reputazionale, che possa essere percepito problematico agli occhi della successiva azienda. Per fortuna ora faccio un lavoro che mi rende libero da queste dinamiche tossiche.

Certo ho cambiato settore, altrimenti morivo di fame, perchè questa è la realtà di questo Paese per la mia attività. Ma non rinunziate mai alla vostra libertà, anche professionale, e non permettete mai che altri in pseudo-posizioni apicali ve la tolgano, imparate a desiderare, alla fin dei conti. Ebbene dopo tempo, perchè ci vuole tempo, e lavoro, preparazione, studio, metodo, ricerca, le giuste dritte, e ancora tempo, posso dire ora di godere dei frutti di quella scelta, tanto scriteriata agli occhi di coloro che portano il giogo. Non è scontato, per molti è più semplice rimanere “sguattere”, ma non è stato il mio caso, avevo donato già abbastanza.

Comunque sia sono stato uno dei tanti, e certamente non sarò l’ultimo, che prima di me fecero lo stesso passo: se un’azienda con una storia ultra-ventennale alle spalle non sia riuscita a trattenere neanche uno, ma dico -uno-, delle “decine” di collaboratori che vi sono passati, non è di certo colpa di costoro. Si tratta in realtà di un metodo voluto e cercato, quale soluzione di risparmio fiscale da una parte, e per chi la subisce, una tossica cultura imprenditoriale. Un esempio? Ecco qui il mio…

Anno di grazia 2016, volete vedere il mio primo “stipendio”? Eccolo qua:

Untitled

Le prestazioni occasionali……… Ebbene questa tipologia di inquadramento in origine era previsto (anno 2003) solo per i soggetti lavoratori a rischio di esclusione sociale, non sapevo che gli Ingegneri Civili rientrassero in questa categoria… In Italia funziona così, si introduce uno strumento destinato a una ristretta categoria di lavoratori, poi visto che fa comodo ai soliti, questo strumento viene esteso a dismisura, e così il nuovo Leviatano giuridico creato viene ben utile a coloro che non vogliono utilizzare forme contrattuali più strutturate, che riconoscano maggiori garanzie ai prestatori, ma più costose per il datore di lavoro.

Andiamo con la matematica, in tasca all’ora mi venivano quindi 700/(854)=4.38euro, poco più di uno schiavo sfruttato nell’Agro Pontino, meno della meta del salario minimo orario tedesco, che al tempo valeva 8.50euro (adesso lo hanno portato a 12euro): venivo pagato meno della metà di quanto guadagnava un lavapiatti bavarese.

Quando andate a un colloquio di lavoro, e a parlare per tutto il tempo è colui che si trova al di là della scrivania, alzatevi e andate via. Quando vi dicono candidamente o vi fanno intendere che al momento voi per l’azienda rappresentate più un costo, sminuendo così la vostra professionalità, non è altro che una delle tante scuse per non riconoscervi un adeguato emolumento: alzatevi e andate via.

Se anche non vi è alcuna esperienza lavorativa pregressa che possa essere subito spesa nel nuovo impiego, comunque la preparazione accademica e gli anni di studio, diciamo il pezzo di carta, devono essere riconosciuti, altrimenti la mia professione avrebbe potuta farla anche il primo quaquaraquà che passava per strada, ma ovviamente non è così, e ben si guardano dal dirtelo. Purtroppo io al tempo ero un perdente, uno dei tanti, ed ero spinto dal bisogno.

Ad ogni modo le prestazioni occasionali non posso essere portate avanti a tempo indefinito, ci sono dei vincoli di norma, e quindi? Semplice, problema risolto, su invito del mio finto datore di lavoro, affrontai tutta la trafila per abilitarmi alla professione, quindi esame di stato ed apertura della P.IVA.

P.IVA. Un acronimo, un numerino tanto ambito e voluto. E il motivo è molto semplice, ve l’ho spiego… In Italia non è possibile far lavorare un lavoratore autonomo con P.IVA, iscritto alla gestione separata INPS, in modo continuativo per lo stesso datore di lavoro, realizzando de facto un rapporto di lavoro subordinato. La ragione è molto semplice, un lavoratore autonomo a P.IVA in gestione separata, versa un monte contributivo inferiore a quello di un lavoratore dipendete di pari reddito, per cui se si “maschera” un rapporto lavorativo subordinato con un rapporto di collaborazione continuativa a P.IVA, si commette una truffa nei confronti dell’ente di previdenza. Ma dopo l’abilitazione, ed essendo a quel punto un professionista ordinista, e facendo rifermento alla mia cassa di previdenza privata dell’ordine, ecco che non si realizza più la fattispecie, indicata al periodo precedente. In Italia queste differenze, poste in modo formale, si prestano ad essere utilizzate dai furbacchioni per continuare ad avere degli impropri vantaggi, a danno di coloro che hanno solo la colpa del bisogno.

E quindi nel 2017 passo l’Esame di Stato, apro P.IVA, sono ora un Ingegnere abilitato alla professione. Prima fattura, eccola qua…

Untitled

Facciamo un po’ di conti, qui si parla sempre di lordo, l’importo orario è comunque inferiore al minimo salario orario legale che si ipotizza per l’Italia (9 euro all’ora), che ovviamente non esiste. Il mio regime fiscale è il forfetario, che per i primi cinque anni prevede un’aliquota di favore del solo 5%, praticamente ho regalato il mio sconto fiscale al mio “datore di lavoro”, quanto coglione ero. I contributi sono ovviamente a mio carico, per quell’anno quasi 4000euro, più l’irpef, quota annuale ordine, praticamente nell’anno di grazia 2017, portai a casa la bellezza di quasi 10K, e su questa somma ebbi a pagare tasse e contributi per il 52%, più 100euro di benzina al mese, vivevo alla grande con le briciole. Con un lavoro di collaborazione di alto livello, che non prevede ferie, malattie, permessi. Mi conveniva andare a fare qualsiasi altro impiego. Purtroppo l’economia di mercato premia non chi merita, ma chi è più furbo. Questa ultima frase è piena di demagogia e qualunquismo, perchè lui risponderebbe così: “Senti passi da un notaio, poi da un commercialista, e ti apri una posizione, metti su uno studio professionale e provi a farti valere sul mercato”. Il sottotesto è sempre lo stesso: se vuoi campare, devi imparare a calpestare gli altri, io al momento facevo parte dei calpestati.

Siamo al 2019, mi ero rotto di essere pagato così poco per il lavoro che facevo, domando un aumento, dovevo prendere quanto meno come una cassiera, passatemi il “paragone patriarcale”, quindi si arriva a 10,83euro/h (sempre lordi), questo mi avrebbe consentito quanto meno di arrivare ad un equivalente di 1300euro mensili netti, ovviamente la nostra fantomatica cassiera ha sempre le sue ferie pagate, malattia, ecc. Tutte facezie che andrebbero scontate e remunerate. Questo è stato l’anno del cinese, anzi no, il padovano ha superato il cinese, ad Aprile del 2019 feci 258ore lavorate: lavoravo di notte, di Domenica, il capo aveva scoperto lo smart working, e io sempre sotto. E si lavorava per committenti molto importanti, per marchi rinomati. Penso che in fondo sia stato l’anno migliore in termini di crescita professionale, non lo metto in dubbio.

Passo avanti, abbiamo il periodo della pandemia, arriviamo al 2022: il mio ultimo anno di lavoro da finto dipendete. Vi riporto una tabella con i miei fatturati dei tre anni precedenti, fate vobis.

Untitled